Il mio più grande desiderio è quello di guarire


di Giovanni Limonetti
Un caro ciao a tutti,
mi chiamo Giovanni Limonetti, ho 61 anni e vivo ad Amendolara, un paesino della provincia di Cosenza.
Colgo questa occasione per comunicare alcuni miei pensieri da quando la SLA è entrata nella mia vita cambiandola completamente.
Sono sposato con Maria da 37 anni e con Lei abbiamo fatto una meravigliosa famiglia fatta anche della presenza di quattro ottimi figli: Rosanna, Teresa, Francesco e Antonio.
Ho sempre lavorato con gioia e impegno come gruista in tanti cantieri in Italia.
In tutti questi anni, prima di ammalarmi, ho vissuto una vita attiva, bella, piena di speranze e di sogni assieme alla mia adorata Maria e assieme abbiamo affrontato tanti sacrifici che ci hanno permesso di vivere dignitosamente e guidare i nostri figli, ormai adulti, a prendere ognuno la propria strada nella vita.
L’incontro con la malattia è avvenuto nel 2009 quando ho incominciato ad avvertire i primi sintomi fatti di mancanza di forze al braccio e alla gamba sinistra.
Io lavoravo allora come gruista a Barberino Del Mugello vicino a Firenze.
Ho pensato subito che quei disturbi fossero collegati con i problemi di schiena che avevo da tempo e non gli detti tanta importanza.
Per un anno sono andato avanti senza capire la vera natura dei miei problemi di salute confusi allora con i dolori di schiena causatomi dal mio lavoro di gruista.
A dicembre 2010, visto che i disturbi che avvertivo non passavano ho fatto dei controlli approfonditi al Policlinico di Bari dove mi sono ricoverato in Clinica Neurologica.
A febbraio 2011 è emersa la verità sulla mia malattia. Avevo la S.L.A.
Il medico che me l’ha comunicata è stato molto bravo perché ha saputo parlarmi con garbo e delicatezza.
Al primo impatto sono rimasto sconvolto perché avevo capito che la mia vita cambiava completamente e in modo molto doloroso.
Per questo, non ho espresso subito la mia angoscia ai miei familiari. Ho comunicato invece la mia difficile realtà ai miei datori di lavoro con i quali mi sento tuttora, e sono tornato a casa ad Amendolara incominciando con impegno le cure e i controlli al Policlinico di Bari.
Il mio animo era attraversato da tanti pensieri e preoccupazioni su come si andavano ad organizzare le cose e le prospettive della mia vita.
Osservando oggi, a distanza di tempo, la mia vita che fisicamente è circoscritta al mio letto nella più completa immobilità, riesco a cogliere il senso profondo del mio stato di vita che secondo me rientra nel progetto che Dio ha su di me anche se non avverto con chiarezza il tutto e non so se l’avvertirò mai in questa vita.
Come potete notare è la fede in Dio che mi sostiene e l’amore dei miei familiari che mi aiutano specialmente nei momenti difficili quando avverto la pesantezza del vivere con questa malattia.
Poi mi riprendo ringraziando ancora una volta per la meravigliosa famiglia che ho e verso la quale cerco di ricambiare con tutto l’affetto possibile e grazie anche agli Operatori Sanitari che mi sono vicini con la loro professionalità, amicizia e affetto. Il mio più grande desiderio è quello di guarire e, per questo, conto molto sulla medicina e sulla ricerca scientifica ma conto molto di più sulla Provvidenza di Dio che ha deciso per me un progetto che certe volte non capisco ma di cui mi fido.
Le mie giornate spesso sono molto difficili ma grazie alla fede e alle meravigliose persone che mi stanno vicino, continuo il mio cammino.
Auguro alle persone che vivono con la mia stessa malattia di lottare e tenere duro perché pur nelle tante sofferenze che quotidianamente sperimentiamo sento che facciamo parte di un grande progetto voluto da Dio.
Un carissimo saluto a tutti
Giovanni Limonetti

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