Patto per la non autosufficienza: approvata la Legge Delega, ora bisogna costruire interventi concreti con risorse adeguate.

Il Parlamento ha approvato la Legge Delega per l’assistenza agli anziani non autosufficienti.  Si tratta di un testo valido, che recepisce numerose proposte del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza. Adesso, però, comincia la parte più difficile: tradurlo in opportune risposte per gli anziani e le loro famiglie

È stato approvato ieri sera alla Camera, dopo il via libera al Senato lo scorso 8 marzo, il Disegno di Legge Delega in materia di politiche in favore delle persone anziane. Si tratta di un traguardo molto importante e fortemente voluto dalle moltissime organizzazioni del Patto che hanno lavorato in sinergia e assiduamente in questi ultimi due anni affinché, per prima cosa, la riforma dell’assistenza agli anziani venisse inserita nel PNRR e, successivamente, perché venissero accolte dalle istituzioni le proposte volte a delineare una buona riforma per i milioni di italiani coinvolti. Si tratta di un testo di legge molto importante che, dal punto di vista dei contenuti, presenta al suo interno numerose proposte del Patto e anche alcuni testi degli emendamenti inviati dalla coalizione sociale alla Commissione Affari Sociali del Senato.

“Importanti sono state l’attenzione ai contenuti e la disponibilità all’ascolto della società civile del Viceministro On.  Maria Teresa Bellucci, titolare della riforma, e l’atteggiamento costruttivo anche delle opposizioni in Parlamento, dichiarano le organizzazioni del Patto. “Ora guardiamo avanti: occorre tradurre il testo della Legge Delega in opportune risposte per gli anziani e le loro famiglie”. Per questo, le organizzazioni ribadiscono come fondamentale lo stanziamento di tutte le risorse necessarie per attuare la riforma e gli interventi previsti, dichiarando: “È necessario un cospicuo investimento, per tradurre in atti concreti l’attenzione politica ai 10 milioni di italiani, tra anziani, caregiver e operatori professionali. In particolare per la realizzazione dei servizi previsti, sarà indispensabile un segnale forte da parte del Governo nella prossima Legge di Bilancio prevista a dicembre e nella definizione di un progetto pluriennale di finanziamento graduale per i prossimi anni”. E per quanto concerne i caregiver, è essenziale procedere con la massima urgenza all’approvazione della legge di riconoscimento e sostegno affinché la riforma della non autosufficienza possa contare su una risorsa chiave per la sua concreta attuazione.

Per quanto riguarda il lavoro dei prossimi mesi, le 57 organizzazioni del Patto si adopereranno per continuare a dare il loro contributo anche nella successiva fase di elaborazione dei Decreti Delegati, che dovranno essere emanati dal Governo entro gennaio 2024: “Auspichiamo di poter proseguire, così come fatto finora, nel proficuo e costruttivo confronto con le istituzioni sui contenuti della riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti”.

Maggiori informazioni sono disponibili al sito web  https://www.pattononautosufficienza.it/

Sara De Carli di VITA MAGAZINE ha intervista Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza.
Proviamo ad elencare alcuni cambiamenti concreti? Ricordando che la riforma riguarda 10 milioni di persone, fra persone non autosufficienti, familiari impegnati ad assisterli e operatori professionali coinvolti.
Un primo esempio è che il percorso per ricevere gli interventi viene molto semplificato, passando dalle attuali 5-6 valutazioni a solo due, una nazionale e una locale, tra loro collegate: questo rende più semplice la vita alle persone. Inoltre oggi in Italia l’assistenza domiciliare non è pensata per la non autosufficienza, non per errore di qualcuno ma per il disegno istituzionale dell’Adi che prevede interventi monoprestazionali, tipicamente infermieristici, e di breve periodo, due o tre mesi. Sono interventi utili ma non sono pensati per la non autosufficienza, che invece dura anni e che ha bisogno – per esempio – anche di interventi sociali e psicologici. Cosa cambia? Si costruisce una domiciliarità pensata per la non autosufficienza, che dura per tutto il tempo necessario, non monoprestazionale ma con una dimensione di assistenza complessiva. Per fare un altro esempio ancora che riguarda la vita concreta delle persone, citerei il fatto che l’indennità di accompagnamento, oggi per tutti a 527 euro, darà di più a chi sta peggio, a chi ha un fabbisogno assistenziale maggiore. E a chi assume una badante in modo regolare, usando per pagarla la nuova prestazione universale, lo Stato darà una prestazione di valore superiore. Un’altra cosa importante è la definizione di standard formativi a livello nazionale per le badanti, significa avviare un percorso di rafforzamento di questa figura. Rispetto ai servizi residenziali, una riforma non può che partire dai fondamentali: dotare tutte le strutture del personale quantitativamente adeguato (cosa che oggi non è) e dotarlo delle competenze necessarie, in particolare di quelle che servono per affiancare le persone con Alzheimer. Le cose concrete sono davvero tante. Ovviamente fino ad oggi siamo stati a livello di legge delega, si è lavorato sui punti base. Oggi si apre un’altra fase di lavoro.

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