La violenza di genere tra le donne con disabilità: una doppia discriminazione

La violenza di genere è un fenomeno che colpisce le donne di tutto il mondo, indipendentemente dall’età, dall’origine sociale, dalla religione o dall’etnia. Tuttavia, le donne con disabilità subiscono una forma di violenza ancora più pervasiva, trovandosi a dover affrontare una doppia discriminazione: in quanto donne e in quanto persone con disabilità.

Secondo i dati Istat, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita. Tra queste, il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale e il 5,4% le forme più gravi di violenza sessuale come stupro o tentato stupro, spesso perpetrate da partner, parenti o amici.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009, riconosce che le donne e le minori con disabilità sono spesso esposte a maggiori rischi sia all’interno che all’esterno dell’ambiente domestico. La Convenzione sottolinea l’importanza di adottare una prospettiva di genere in tutte le iniziative volte a garantire i diritti umani delle persone con disabilità.

In Italia, la rete D.i.Re è impegnata a contrastare il fenomeno della violenza di genere. Composta da 87 organizzazioni, gestisce 117 centri antiviolenza, 66 case rifugio e 218 sportelli antiviolenza, coprendo tutte le regioni eccetto il Molise. Il report annuale del 2023 evidenzia un aumento significativo delle donne accolte: 23.085 in totale, di cui 16.453 nuove rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, per quanto riguarda le donne con disabilità, emergono alcune criticità. Nonostante il 84% dei centri antiviolenza sia accessibile alle donne con disabilità motoria, il report non specifica chi ha verificato questa accessibilità. Inoltre, non vi sono servizi specifici per le donne con disabilità, che continuano a essere esposte a discriminazione multipla. È cruciale che le specificità delle donne con disabilità siano adeguatamente riconosciute e affrontate. Senza dati dettagliati, è difficile comprendere appieno la portata del fenomeno della violenza e sviluppare politiche mirate. Nel recente rapporto di ricerca dell’Istat, le donne con disabilità sono state quasi completamente ignorate, evidenziando una mancanza di attenzione sistematica verso questa categoria.

AISLA ha partecipato al tavolo governativo tematico sulla violenza verso donne con disabilità, i cui lavori si sono conclusi a giugno con la redazione di un documento finale consegnato all’Osservatorio per la Disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Da marzo a luglio 2024 ho partecipato al gruppo di lavoro sulla questione della violenza contro le donne con disabilità, istituito nella plenaria dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità – ha dichiarato Chiara Candela, Consigliere Nazionale AISLA – Obiettivo del gruppo di lavoro è stato quello di fornire strumenti utili al Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, presieduto dalla Ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, per la redazione delle linee guida generali sulla violenza, per l’accessibilità della comunicazione e della diffusione effettivamente inclusiva delle informazioni e per gli standard minimi dei centri antiviolenza. Il mio desiderio intimo è che nel 2024 il livello di sensibilità, consapevolezza e responsabilità sociale diffusa sia tale da annullare ogni possibilità per le donne con disabilità di subire qualsivoglia forma di violenza fisica, psicologica o economica, da parte di caregivers familiari o professionali, in ambiente familiare o in spazi di cura, ricovero e accoglienza.”

AISLA è impegnata sul fronte della tutela delle donne che subiscono violenze. Violenze invisibili perché, spesso, derivanti dalla posizione di potere sfruttata dall’abusante proprio a causa della malattia. La dipendenza dalle persone che le assistono può rendere difficile per le donne con disabilità identificare i segnali di violenza o chiedere aiuto. Inoltre, la paura di perdere il sostegno del caregiver o di subire conseguenze negative può impedire loro di denunciare gli abusi.

Affinché il sistema antiviolenza possa rispondere efficacemente alle esigenze di tutte le donne, inclusi coloro con disabilità, è necessario un impegno concreto e una maggiore sensibilità da parte delle istituzioni. Solo così sarà possibile garantire una reale protezione e inclusione per tutte.

Per prevenire la violenza contro le donne con disabilità, è essenziale assicurare l’accessibilità dei servizi di supporto e protezione, sensibilizzare gli operatori sanitari e sociali sulle “violenze invisibili” e promuovere una cultura di non violenza che rispetti i diritti umani delle donne con disabilità. Inoltre, è fondamentale informare e rafforzare l’autonomia e l’autostima delle donne con disabilità per ridurre la loro dipendenza dai caregiver. È un impegno collettivo creare un mondo più giusto ed equo per le donne con disabilità, dove possano vivere libere dalla violenza e dalla discriminazione.

Fonte: ISTAT; D.i.Re, Donne in rete contro la violenza

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