Ciao Valdemaro!
La grande famiglia di Aisla saluta un altro dei suoi “Guerrieri”, che sabato scorso ha terminato la sua lotta contro la Sla. Valdemaro Morandi, in tutta la sua esistenza, ha dimostrato a coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo quanto l’intelligenza, la cultura, la volontà, la determinazione di una persona ad “essere” e ad “esserci” possano far scavalcare, quando non abbattere, le barriere imposte da una malattia che costringe ad una condizione di grave disabilità.
Valdemaro ha sempre saputo andare oltre alla Sla. Nonostante le problematiche e le emergenze che ha dovuto affrontare ogni giorno (in prima persona, ed insieme ai suoi familiari, che lo hanno sempre supportato con un amore tale da far superare anche i momenti più duri e difficili), ha utilizzato la sua forza vitale per rimanere parte attiva della società e della comunità in cui ha vissuto.
Grazie al suo impulso, nel 2011 è nata la sede Aisla di Firenze, che negli anni è diventata un importante punto di riferimento per la comunità Sla del territorio tanto da costituirsi, nella primavera 2015, in sezione fino a contare oggi una settantina di soci e una decina di volontari attivi. Sull’abbrivio della spinta di Valdemaro Morandi, Aisla Firenze ha attivato importanti collaborazioni con le istituzioni locali allo scopo di migliorare la qualità della vita della persona con Sla oltre ad una adeguata presa in carico. Un esempio è il percorso assistenziale per i malati di Sla nell’Azienda Universitaria Ospedaliera di Careggi, elaborato in collaborazione con la sezione fiorentina di Aisla.
Diverse sono state poi le iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi organizzate per finanziare i servizi offerti sul territorio. Alcune di queste iniziative sono nate con il coinvolgimento di altre realtà culturali ed associative a cui l’indomito Valdemaro Morandi ha sempre fornito il suo contributo: l‘associazione degli Amici della Biblioteca di Fiesole, che ha continuato a presiedere e con la quale organizzava circoli di letteratura, incontri di lettura condivisa e presentazioni di libri, o il Coro Novecento di Fiesole, nato nell’ambito dei circoli di studio per approfondire i canti sociali e politici. Senza dimenticare il corso di educazione permanente per adulti, organizzato con le scuole di Bagno a Ripoli e tenuto direttamente nell’abitazione di Valdemaro a Girone.
E’ profonda la traccia e sono numerosi i ricordi che Valdemaro ha lasciato anche nella nostra famiglia di Aisla, che in questo triste momento si stringe con affetto e calore alla moglie Tamara e alla figlia Camilla. Tra i primi flash che ritornano alla mente c’è sicuramente il momento della laurea di Camilla, con Valdemaro capace di buttarsi ancora una volta alle spalle le costrizioni a cui la Sla lo stava sottoponendo per essere presente in Università al momento della proclamazione dell’adorata figlia. Oppure, l’intervento a Coverciano, centro federale della Federcalcio, nel 2014 in occasione del lancio della campagna “Un amore così grande”: con il suo consueto stile educato, garbato, misurato, aveva saputo portare la sua testimonianza di vita conquistando l’attenzione dei campioni della Nazionale di calcio e dei numerosi artisti presenti. Ancora, la promozione di momenti di ritrovo per le persone disabili, come le visite culturali – accessibili e senza barriere – ad alcune bellezze artistiche di Firenze.
Valdemaro, con il suo esempio e stile di vita, ci ha lasciato un esempio ed un messaggio che oggi con orgoglio raccogliamo, per continuare con ancora più forza e convinzione quella stessa battaglia che lui ha portato avanti fino all’ultimo giorno: con la Sla si può vivere perché, se la malattia imprigiona e si porta via il corpo, non è in grado di fare altrettanto con la mente e con il cuore di chi non vuole arrendersi ad essa.
In una testimonianza che ci aveva donato qualche anno fa, Tamara Tagliaferri, moglie di Valdemaro e coordinatrice infermieristica dell’Azienda Sanitaria di Firenze di professione, scriveva: «Sappi, signora SLA, che la tua apparizione ha messo a dura prova il nostro rapporto familiare: e Valdemaro, Camilla ed io siamo anche stati canne al vento ma non ci hai schiacciato: nonostante la tua presenza ingombrante ci siamo ritrovati e sentiti vicini, profondamente vicini; così ci siamo rialzati, rialzati su in piedi per guardarti negli occhi e affrontarti giorno per giorno per andare avanti. Di sicuro non era nelle tue intenzioni, cara signora SLA, ma ci hai fatto un grande dono: ci siamo riappropriati del gusto della vita momento per momento, di quel carpe diem dei saggi antichi, dell’attimo fuggente che altrimenti andrebbe perso. E ci siamo anche resi conto di avere intorno tanti amici che hanno saputo accoglierci e dimostrarci il loro calore e la loro vicinanza. Come in ogni viaggio, l’importante è il percorso e non la meta. Se vogliamo andare veloci, forse, è utile andare da soli, ma se vogliamo andare lontano è bene andare tutti insieme e questa consapevolezza ci ha portato alla costituzione della sede fiorentina di AISLA e ogni passo in avanti è un inno alla speranza e alla resistenza».
Per tutti noi è proprio questo, caro Valdemaro, il senso più profondo ed autentico del tuo impegno. Ciao “Guerriero”, e grazie di tutto!.