Cercherò di far sorridere chi ne ha bisogno
La storia di Alessandra, socia e volontaria
«Ho conosciuto il mondo di Aisla tre anni fa e da allora non ne sono più uscita».
Esordisce così Alessandra Collicelli, volontaria della sezione Aisla Brescia dove cura in particolare gli eventi di sensibilizzazione e di raccolta fondi sul territorio, e contribuisce a realizzare esperienze a prima vista incredibili per le persone con Sla e i loro familiari: «Ho conosciuto Aisla e la Sla perché insieme ad alcuni amici, nel novembre 2014, ho organizzato una raccolta fondi per dare una mano all’Associazione nel nostro piccolo – ricorda Alessandra Collicelli – Era il 14 novembre quando incontrai Paolo, Maria e Annamaria. Un primo contatto in una scuola media durante un evento con gli studenti, un secondo la sera successiva ancora con Paolo. Il terzo due giorni dopo, in occasione di uno spettacolo benefico con un comico molto noto nel bresciano. E’ stato un “boom” di emozioni. Nei primi giorni di dicembre, poi, sono stata invitata inaspettatamente a mangiare una pizza insieme ai volontari di Brescia: in quell’occasione ho ricevuto la mia prima tessera di Socio Aisla».
Nella primavera del 2015 l’ingresso ufficiale nella grande famiglia di Aisla, in occasione dell’annuale assemblea dei Soci in Sardegna: «Lì ho provato lo sconforto, la paura, la gioia, la curiosità e l’orgoglio di essere un volontario Aisla – evidenzia Alessandra Collicelli – Io non mi occupo direttamente dei malati, non sono in grado e non mi sento all’altezza di farlo. Forse perché non ho vissuto in prima persona la malattia, non so come approcciarmi e come gestire certe situazioni. Così seguo la parte “bella” degli eventi e di tutte le attività a sostegno di Aisla che si svolgono sul territorio bresciano».
Con un sogno nel cassetto, proprio come quelli che di solito proprio lei aiuta a realizzare: «Vorrei che la sezione di Brescia diventasse una struttura solida e capace di trovare la soluzione, se non a tutti i problemi, almeno alla maggior parte di quelli che la Sla pone. Sto imparando molte cose e tante altre ne voglio apprendere. Quest’anno ho avuto la possibilità di trascorrere una giornata in Aisla, una in Fondazione AriSLA e ho potuto visitato il Centro Clinico Nemo di Milano. Ho capito l’immensità del lavoro che tutti noi, insieme, facciamo e ho preso coscienza che siamo non solo il punto di riferimento per i “nostri” malati ma anche per le istituzioni, per i medici, per gli operatori».
Alessandra, a fronte di tutto ciò, ammette di essersi chiesta “Che cosa ci faccio in una struttura così importante?”: «Non ho particolari capacità e conoscenze e allora mi sono detta: “Ok, faccio quello che sono capace, non lascerò nulla di intentato pur di ottenere quello che serve alla nostra comunità e cercherò di far sorridere chi ne ha bisogno” – conclude – Da qui il mio impegno per cercare di realizzare piccoli e grandi sogni dei nostri “Guerrieri” come la visita al ponte di Christo o il volo in elicottero fino sulla cima dell’Adamello. Ho anche accompagnato un’amica affetta dalla malattia di Charcot-Marie-Tooth (CMT) al concerto di Ligabue, organizzandole anche un incontro con il noto cantautore di cui è una grande fan.
Ora sto lavorando per portare i nostri malati in udienza privata dal Papa, ho scritto una lettera a Papa Francesco e speriamo di riuscirci».
Alessandra Collicelli, 41 anni, è di origini pugliesi ma bresciana di nascita. Geometra e agente immobiliare «in pensione forzata (vista la crisi)», attualmente lavora in una cooperativa sociale che si occupa di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo politico internazionale. Sposata da 10 anni, ha una figlia di otto anni, Rebecca, che gioca “all’Ufficio Aisla” mettendosi già a sua volta nei panni di una volontaria che chiede notizie sullo stato degli aiuti per le persone con Sla, della raccolta fondi e che spiega alle sue amichette cosa sono la Sla e il Centro Clinico Nemo. Una bimba che, al ritorno delle vacanze, ai compagni di scuola ha spiegato orgogliosamente che lei al mare era andata a Piombino, insieme alle persone con Sla e a “Bonni”, uno dei volontari di Aisla Brescia.
Filippo Bezio
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