Aurora e il suo sogno di fare la Nurse Coach
Di Valentina Tomirotti
25 aprile 2022 – Le restrizioni della pandemia hanno cambiato il ritmo della vita di ciascuno di noi. Sono cambiati i bisogni e le necessità. E per chi convive con una malattia come la SLA, sembra di essere proprio su un altro pianeta.
Ma in questi mesi c’è anche chi, nonostante tutto, ha continuato ad inseguire i propri sogni e a realizzare la propria vita. Ed è così che ci arriva una tesi sul ruolo dell’infermiere con i malati di SLA: l’alleanza nel percorso di cura con l’assistito.
È la storia di Aurora Bandelli, una ragazza fiorentina di 24 anni che finisce il 2021 festeggiando la sua laurea fresca in infermieristica all’Università degli Studi di Firenze, nella sede di Borgo San Lorenzo. Il percorso di Aurora inizia quasi per caso con il servizio civile alla Misericordia alla Rufina. Ed è qui che capisce il valore profondo dell’assistenza e si appassiona all’infermieristica.
Una decisione spontanea per una giovane donna empatica come Aurora che ci racconta. “Mi sono guardata dentro, ed ho subito visto il futuro”.
Il percorso è durato 4 anni e non senza problemi. Il più importante quello di salute che l’ha fermata per più di un anno. Ma quella tesi era importante e grazie alla prof.ssa Antonella Agostini, suo tutor clinico, non ha abbandonato mai l’idea di concludere il suo percorso di studio volto ad approfondire la metodologia, la pratica e gli obiettivi dell’assistenza.
Quali progetti per il futuro? “Iscrivermi all’ordine e acquisire specializzazioni. Mi vedrei bene in un luogo di assistenza in un rapporto stretto con l’assistito – risponde Aurora, che prosegue – Assistito e non paziente. Perché per chi decide di mettersi al servizio della cura, non si aspetta pazienza, ma reciprocità”
E la natura, si dice, ha dato a ciascuno di NOI
due orecchie ma una sola lingua,
perché siamo tenuti ad ascoltare
più che a parlare͟
͟͟͟֎ Plutarco
Per scrivere, doveva prima ascoltare. Ed è così che si è legata alla SLA.
Con il supporto del prof. Giovanni Paolo Monformoso, è entrata in contatto con AISLA Lazio e da qui con il Centro Clinico NeMO Roma che la ha dato la possibilità di ascoltare, attraverso la somministrazione di due questionari – uno dedicati agli operatori socio-sanitari e l’altro alle persone con SLA ed i loro famigliari – i bisogni di 34 persone e 42 operatori.
La giovane Aurora ha imparato la lezione più importante: “L’infermiere non deve capire solo la parte tecnica, ma le persone. Qualunque sia la partita che stanno giocando in quel momento, curanti o persone da curare. Ognuna è comunque calata in un contesto assistenziale dove è essenziale sviluppare caratteristiche umane che non si trovano sui libri”.
Aurora, che sogna di diventare una nurse coach, ci ha regalato una grande gioia.